L’approccio alle esigenze del Cliente

L'approccio alle esigenze del Cliente

Riproduci video

Porcia, 28 Agosto 2020

Il video di presentazione della mia attività, prodotto in collaborazione con lo staff di Cam.Tv, si pone l’obbiettivo di presentare il mio approccio alla progettazione di sistemi elettronici e di progettazione di master per PCB.

Nel video spiego che il mio approccio alla progettazione, frutto di dieci anni di esperienza nel settore e di un percorso ad indirizzo olistico, si basa sulla comprensione delle necessità del cliente, sul pianificare i vari step in base alle risorse disponibili e sulla ricerca delle soluzioni più efficienti che garantiscono il miglior compromesso tra qualità e costo finale.

Ho voluto sottolineare quanto per me sia importante il tema della comprensione delle “necessità del cliente”, mettendolo al primo posto nella lista delle priorità.

Non si tratta di un argomento nuovo anzi, nelle presentazioni aziendali di qualsiasi settore, si parla spesso dell’importanza che il cliente ricopre e di come accogliere e soddisfarne le richieste.

La parola comprensione aggiunge un elemento di fondamentale importanza al tema. 

Possiamo ragionare sul concetto di soddisfazione del cliente, scisso dalla sua comprensione.

Soddisfare un’esigenza è un processo che richiede esperienza e competenza. Esperienza per capire quali problemi potrebbero presentarsi in corso d’opera, competenza per capire come risolverli.

Capita spesso all’inizio di un nuovo progetto, che questi aspetti siano disponibili solo in parte in quanto ogni progetto è una storia a sé e gli imprevisti o le difficoltà che si possono incontrare, spesso non possono essere risolte attingendo ad esperienze passate .

E’ necessario quindi attingere ad ulteriori risorse quali energia, forza, determinazione, intraprendenza, tempo e dedizione, che permetteranno di creare nuove competenze ed esperienze, utili ad oltrepassare la situazione di difficoltà.

Cosa rende allora così importante la parola comprensione?

Vediamolo..

Tutto il lavoro che si compie per soddisfare un’esigenza, risulterà limitato se non viene COMPRESA esattamente l’esigenza stessa.

La comprensione è un processo estremamente complesso e strettamente personale, legato alle esperienze di vita vissute e alle propensioni personali.

Alcuni motivi per cui capita che non ci sia comprensione tra il cliente e il fornitore sono: difficoltà di comunicazione, difficoltà di concentrazione, distrazioni dovute all’ambiente, obiettivi non coincidenti, diverse aspettative, paure.

Oltre a questi, esistono motivi più profondi, legati a processi psicologici ed emotivi della persona che, giocoforza, si manifestano anche nell’ambito lavorativo.

Esistono numerose pratiche che permettono di migliorare la capacità di comprensione di Sé e del Prossimo.

Personalmente, ho seguito un percorso di formazione che mi ha permesso di affrontare la tematica, abbracciando diversi ambiti di studi, dalla PNEI alle neuroscienze, dalla Mindfullnes psicosomatica alle pratiche di consapevolezza.

Queste pratiche non sono un ciclo di formazione chiuso e fine a se stesso, ma offrono un’approccio esperienziale quotidiano, rivolto ad ogni ambito della vita di tutti i giorni, coadiuvato da un ascolto e un’analisi degli eventi che permettono, grazie alla acquisizione di informazioni sempre nuove, di evolvere in continuazione.

Si tratta pertanto di un moto di miglioramento continuo, che permette di perfezionare la capacità di comprensione in base alle situazioni che si affrontano, alle emozioni che si percepiscono e alle esperienze che si vivono. Il tutto contribuisce all’evoluzione personale.

L’analisi di quanto accade quotidianamente permette di migliorare le proprie capacità di comprensione, contribuendo così all’evoluzione personale.

Dare priorità a questo processo permette nel lungo periodo di utilizzare energie in situazioni costruttive per sé e per le persone con cui interagiamo. La naturale conseguenza di questo lavoro, e non il fine principale, produrrà un miglioramento delle interazioni tra i professionisti, i dipendenti, le aziende, il cliente e il fornitore, un miglior utilizzo delle risorse e un ottimizzazione dei processi, con una percentuale maggiore di successo dei progetti.

L’approccio che ho scelto di perseguire con forza, rivolto alla comprensione delle esigenze, ed in generale alla comprensione del Sé e del Prossimo, si rivela quindi il cardine su cui baso la mia attività professionale ed il mio stile di vita di tutti i giorni.

La Via del Castelletto

La Via del Castelletto

Breve ed entusiasmante percorso, adatto alla MTB per la tecnicità delle discese

0
Chilometri
0
Dislivello (+)
Difficoltà: Facile
Accessibilità
4/5
Forestali
50%
Asfalto
5%
Sentieri
45%
Ciclabili
0%
  • Partenza: Mezzomonte, parcheggio del Gorgazzo
  • Arrivo: Mezzomonte, parcheggio del Gorgazzo
  • Tipologia: ad anello

Adatto al Trail Running

Adatto alla MTB

Non adatto all’escursionismo

Adatto ai cani

La partenza del giro è fissata alle sorgenti del Gorgazzo, appena oltre il paese di Polcenigo, in provincia di Pordenone.

Disponibile ampio parcheggio.

Dalle sorgenti del Gorgazzo, si segue in direzione Coltura e poi si sale a destra verso Mezzomonte. Solo pochi metri di salita su asfalto e si gira a destra in Via Sottomonte, seguendola fino ad addentrarsi nel sentiero sul bosco. Si tiene la sinistra, affrontando qualche breve strappo, fino al bivio sentiero M1, dove, percorsa la forestale in discesa per qualche decina di metri, si svolta a sinistra in salita per un sentiero a tratti non pedalabile.

Breve discesa a destra all’ultimo bivio e poi si torna su asfalto, dove svoltando a sinistra inizia la lunga salita fino al paesino di Mezzomonte (acqua disponibile).

Si segue la strada fino a svoltare a destra per un breve sentiero e si sale la cementata per poche centinaia di metri, lasciandola poi a sinistra al primo bivio. 

Un’altro tratto di salita e qualche breve falsopiano ci portano all’imbocco della prima tecnica discesa di giornata. La traccia GPS segue uno dei sentieri, ma sono disponibili alcune varianti altrettanto interessanti e ben segnalate. Tutte le tracce portano sempre alla forestale tagliafuoco, che sarà poi necessario seguire in direzione Est verso il borgo di Dardago.

Alla fine della discesa, si svolta a destra lungo un comodo sentiero di sottobosco e lo si segue fin che si stringe e lascia il posto ad un tecnico sentiero su roccia. Vedremo, poco prima delle rocce, il famoso castelletto sulla destra.

Il rientro segue poi una serie di sentieri paralleli alla strada asfaltata principale, facilmente percorribili, che ci porteranno nei pressi del parcheggio principale.

Giro delle Malghe di Piancavallo e Monte Ciastelat

Giro delle Malghe di Piancavallo e Monte Ciastelat

Breve descrizione del giro

0
Chilometri
0
Dislivello (+)
Difficoltà: Medio/facile
Accessibilità
3.5/5
Forestali
50%
Asfalto
15%
Sentieri
35%
Ciclabili
0%
  • Partenza: Piancavallo, antenne in via Collalto
  • Arrivo: Piancavallo, antenne in via Collalto
  • Tipologia: ad anello con variante andata e ritorno

Adatto al Trail Running

Adatto quasi totalmente alla MTB

Adatto all’ escursionismo

Adatto ai cani

Da Pordenone, si segue direzione Aviano. Superato il paese, le indicazioni per Piancavallo ci faranno proseguire per la strada principale che raggiunge la famosa località sciistica. Al bivio, quota 1000mt, si segue in direzione Via Collalto. Si prosegue lasciando alle spalle le antenne radio fino ad arrivare ad una curva verso sinistra con ampio parcheggio di fronte, luogo di partenza della traccia.

Dal punto di partenza, guardando l’albero che si erge nel parcheggio, si segue a sinistra la forestale in leggera discesa. 

Il percorso si snoda per svariati chilometri su questa traccia, facilmente individuabile per essere la famosa via delle Malghe. Si proseguirà quindi lasciando alle spalle casera Barzan, Casera del Medico e casa di Valfredda, fino ad incontrare l’ultimo impegnativo tratto che ci porterà ad un bivio, dove seguiremo l’unico sentiero in direzione Forcella di Giais.

Seguiremo poi le indicazioni per il Bivio 915-971-985. 

Dopo circa un km, ecco la variante della nostra escursione, seguendo il sentiero 915 verso Monte Ciastelat. Il sentiero, che solo per brevi tratti presenta pendenze impegnative, si può affrontare anche con la bicicletta, portandola a piedi per brevi tratti.

Non ciclabile sarà invece l’ultimo breve tratto che ci porta alla cima del Monte, in quanto presenta tratti esposti e il sentiero si arrampica tra le rocce.

La discesa avverrà attraverso lo stesso sentiero dell’andata dove, rientrati al bivio, seguiremo la forestale con indicazione Pian delle More e pochi metri dopo, devieremo verso sinistra in direzione Piancavallo.

La facile forestale si presenta impegnativa solo per il chilometraggio, allietando l’escursionista con il fresco degli alberi e i profumi del sottobosco. 

Giunti alla strada asfaltata che seguiremo a sinistra, rimane solo l’ultimo tratto in discesa attraverso la vecchia via di collegamento di Piancavallo.

Introduzione al Bikepacking: l’allenamento

Introduzione al Bikepacking: l'allenamento

Bikepacking allenamento

Porcia, 13 Agosto 2020

Nel secondo articolo dedicato all’introduzione al Bikepacking, vorrei immedesimarmi in diverse persone che potrebbero iniziare a pensare a questo tipo di esperienza e alle domande e dubbi che mi verrebbero in mente se fossi nella loro situazione. Ad ognuna di loro, darò un nome di pura fantasia.

Agostino

Sono una persona totalmente nuova al mondo del ciclismo, a parte qualche rarissima uscita domenicale, da cui sono sempre rientrato con molti dolori e poca voglia di ritornare in sella. Sono attirato da questa esperienza, ma come potrei mai pensare di pedalare per un giorno intero o più, non sento di avere forza come gli altri e sono certo che mi stancherei subito. Il mondo del bikepacking non fa per me ma mi attira.

Evelyn

Pedalo molto spesso, partecipo alle pedalate ecologiche in compagnia e compio il tragitto casa lavoro. La bici mi piace, ma non l’ho mai intesa come sport e come idea di viaggio. Ho paura di perdermi, del traffico, di non saper cosa portare con me, di rompere la bici e di non riuscire a fare più di poche decine di km al giorno. Il mondo del bikepacking non fa per me ma mi attira.

Pietro

Sono uno sportivo, faccio lunghe sessioni di allenamento in bici e partecipo a gare, non ho difficoltà ad affrontare salite impegnative e discese tecniche. Sogno una esperienza bikepacking impegnativa, in alta quota. Non so però come affrontare più giorni in sella, ho paura di non farcela, che il mio allenamento non sia abbastanza e di trovarmi senza forze già al secondo giorno. Il mondo del bikepacking non fa per me ma mi attira.

In quale persona vi sentite maggiormente allineati? E chi di loro potrà affrontare al meglio il suo viaggio-avventura?

I nostri tre amici hanno un elemento in comune. Sentono un limite che li dissuade dal procedere nella loro avventura, un limite che identificano nel loro allenamento fisico.

Come possono superare questo limite? 

Identificare il limite

Essersi posti la domanda e aver identificato il limite è in realtà un aiuto. È un’informazione che ci rende consapevoli.

La giusta preparazione e il corretto approccio possono portarci oltre quel limite, senza provocare alcun danno. 

Il limite non va sottovalutato, ma neanche temuto.

Avvicinarci al limite

Il limite va superato nel momento in cui serve farlo, non prima. 

Per il nostro Agostino, per esempio, potrebbe essere una buona idea iniziare ad imparare a rimanere in sella in maniera corretta, a pedalare in maniera efficiente, a gestire lo sforzo. Potrà pensare ad un percorso di avvicinamento alla bici da iniziare prima di partire, in cui salirà in sella per pochi minuti al giorno aumentando sempre più il tempo, aggiustando la posizione della sella, dopo averne trovata una adatta a lui, adattando la posizione dei pedali alla sua corporatura, imparando a gestire l’idratazione e la nutrizione. Il suo itinerario di viaggio prevederà un chilometraggio adeguato e pianeggiante, ma non per questo meno interessante. Per esempio, potrà pianificare di fare 50 km al giorno se durante i due mesi è arrivato a fare in un giorno almeno 30-35 km.

La pianificazione del suo percorso di allenamento per il bikepacking non dovrà mai metterlo sotto sforzo, ma solo prepararlo gradualmente, lasciando le energie giuste per affrontare il viaggio e l’intera giornata in sella.

Stimoli

La paura è un meccanismo di difesa che spesso diventa un limite, comprenderla attraverso l’informazione ci permette di attraversarla e scioglierla.

È il caso di Evelyn che potrà, oltre che curare l’allenamento con un percorso similare a quello di Agostino, partendo da un livello differente, fare dei semplici corsi di meccanica della bici, imparare a pianificare il viaggio evitando le strade più trafficate facendosi aiutare da esperti o informandosi in rete, provando a giocare con il tragitto casa-lavoro, inventandosi ogni giorno qualcosa di più stimolante e alternativo.

L’obbiettivo per lei sarà quello di prendere coscienza del fatto che non necessariamente dovrà trovarsi in situazioni di pericolo, che questi potrebbero essere casi limitati e che troverà sempre le risorse utili ad affrontare eventuali difficoltà.

Ascolto del proprio corpo

I nostri pensieri inconsci e le nostre convinzioni spesso generano un falso senso del limite.

Pietro ha già sufficiente esperienza con la bici e pensa di conoscere bene i suoi limiti. L’approccio agonistico e sportivo alla bici però, crea in lui l’idea limitante di non aver un adeguato allenamento. Per lui l’approccio sarà quello che lo aiuterà a trovare il compromesso tra passo e velocità, provando ad allenarsi con delle uscite della giusta complessità, spingendosi vicino al limite di resistenza, prendendo confidenza con il suo corpo e la sua mente, adattando le sue capacità ad un ritmo più lento rispetto a quello della gara, imparando a gestire le pause e la nutrizione.

Il suo percorso, non sarà di allenamento per aumentare puramente le prestazioni, ma di adattamento ad uno sforzo diverso.

Pensiero Costruttivo

Immaginare un obiettivo e crearlo correttamente nella nostra mente e nei nostri pensieri ci promuove al suo raggiungimento.

Gli approcci fin qui descritti sono solo degli esempi di fantasia, servono a farci intuire come e quanto è possibile modificare il nostro pensiero, indirizzandolo verso il raggiungimento di un risultato anzichè verso un limite che non sentiamo di poter scavalcare.

E se non dovessimo riuscirci?

Poco male, la nostra sarà stata una gran esperienza che ci avrà insegnato qualcosina in più sulla bici, sull’allenamento e, soprattutto, su noi stessi.

Ma quindi…

In quale persona vi sentite maggiormente allineati? E chi di loro potrà affrontare al meglio il suo viaggio-avventura?

La Scheda Elettronica

La Scheda Elettronica

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Porcia, 06 agosto 2020

Il mio primo approccio al disegno di una scheda elettronica lo vedete nella foto in apertura. Questo è stato il primo passo che mi ha avvicinato alla professione che svolgo ora come libero professionista, il progettista elettronico.

Si tratta di un semplice voltmetro creato per abbellire l’impianto stereo che stavo costruendo nella mia macchina dell’epoca.

Ho fatto questo tuffo nel passato per introdurre il concetto di circuito stampato. Il circuito stampato è ciò che sostiene e collega tra loro i componenti di una scheda elettronica. Solitamente di colore verde, si compone di un foglio rigido composto di un materiale chiamato FR4 su cui vengono impresse delle tracce di rame (materiale conduttivo).

Grazie a particolari tecnologie, al di sopra del circuito stampato possono venire saldati i componenti elettronici, piccoli elementi che permettono ai nostri dispositivi ad esempio di navigare in internet, guardare video, leggere queste righe, ecc.

A cosa serve un circuito stampato?

Possiamo immaginare il circuito stampato come ad una rete di strade che mette in comunicazione tutti gli edifici di una città. Il segnale elettrico, cioè i cittadini di questa città, potranno entrare e uscire dalle loro case seguendo i percorsi disponibili ma non potranno andare dove vogliono, solo dove è loro concesso.

Questo accade perché nella nostra ipotetica città, ogni cittadino sa fare solo uno specifico lavoro ed è in grado di fornire il risultato del suo lavoro ad un cittadino compatibile.

La specificità del lavoro svolto, determina la tipologia di strada, il numero di case che possono essere collegate assieme, la lunghezza del percorso disponibile.

Nel circuito stampato il terreno è il foglio rigido, le strade rappresentano il disegno del rame che si trova al di sopra di esso.

Le case sono i componenti elettronici, ovvero le fabbriche dove lavorano i nostri cittadini, ognuna specifica per una determinato mansione.

Negli anni, la velocità dei segnali elettrici, il numero e la complessità di componenti che trovano posto in un circuito stampato (grazie alla miniaturizzazione) è aumentato in maniera considerevole, rendendo la scheda elettronica da semplice veicolo di segnali a componente esso stesso vero e proprio.

Se una volta bastava una strada bianca per collegare qualsiasi componente, oggi è necessario creare una rete di strade con asfalto specifico, numero di corsie preciso, lunghezza vincolata da canoni rigorosi.

Come si può ottimizzare un processo che è diventato così complesso?

L’approccio alla progettazione di un sistema così complesso, richiede una pre-analisi che ponga al centro dei pensieri una grande attenzione nei dettagli, un preciso studio dei componenti, dei segnali coinvolti e un’attenta fase di verifica e controllo.

La cura e la precisione del lavoro svolto, soprattutto curando gli aspetti più minuti di queste vie di collegamento, produrrà un “paese” funzionale, armonioso e affidabile.

Un fattore molto importante per la realizzazione dei disegni è l’utilizzo corretto degli strumenti di progettazione, dei software molto evoluti chiamati e-CAD (electronic computer aided design), che aiutano i progettisti a creare i sistemi che utilizziamo quotidianamente.

Anche il miglior strumento di questa categoria non può automatizzare il processo di creazione, anzi richiede un’attenta fase di impostazione del lavoro, per evitare errori che difficilmente si potranno risolvere una volta che dal disegno si passa alla  fase di realizzazione della scheda.

In conclusione, l’approccio allo sviluppo di una scheda pone al centro il progettista stesso, il quale prende in carico le responsabilità di tutta la filiera di realizzazione del prodotto, perché è proprio grazie alle sue competenze che si possono evitare errori e centrare al meglio gli obiettivi imposti.